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L’etica concerne il nostro agire, a volte si usano anche i termini, “condotta” o “morale”. In ogni caso ciò ha a che fare con la domanda: “Come agire in modo salutare per sé stessi e per gli altri?” Si tratta di una delle grandi domande dell’umanità, a cui sono state date molte risposte. Anche le leggi di uno stato concerno l’etica, in quanto definiscono ciò che possiamo o non possiamo fare.

Da una prospettiva buddhista, quando si parla di agire, ciò implica tre aspetti: il corpo, la parola, e la mente. In altre parole, l’etica riguarda ciò che facciamo con il corpo, ciò che diciamo con la parola, e ciò che pensiamo con la mente. Una prima caratteristica peculiare è il fatto che qui, la morale, concerne anche il pensiero.

Veniamo al punto: come agire in modo costruttivo? In generale ci sono tre grandi linee guida: abbandona ciò che non è salutare; adotta ciò che è salutare; agisci per il bene degli altri.

Abbandona ciò che non è salutare

Questo primo punto implica forse l’unica regola fondamentale per tutti i buddhisti, ma che, se resa universale, farebbe di questo mondo un luogo decisamente migliore. In essenza ciò si riguarda un unico precetto: non ferire sé stessi, gli altri e l’ambiente. Questo è assimilabile al principio della non-violenze. In altre parole, l’unica cosa di cui forse tutti dovremmo preoccuparci è proprio questo semplice punto, ossia cercare di mai danneggiare in modo intenzionale noi stessi, gli altri e l’ambiente, se tutti agissimo in questo modo, vivremmo in un mondo molto più giusto e felice.

A questo riguardo vengono date dal Buddha alcune linee guida, ossia vengono elencati quei fattori che andrebbero abbandonati e tradizionalmente questi includono le dieci non-virtù: per il corpo – non uccidere, non rubare, non avere una condotta sessuale scorretta; per la parola – non mentire, non calunniare, non usare parole che feriscono, non parlare invano; per la mente – non desiderare le cose altrui, non desiderare il male altrui, non adottare vedute scorrette.

Non si tratta di regole rigide e assolute e neppure di una lista definitiva, sono dei consigli generali di comportamento, è poi necessario considerare il contesto e la motivazione; alle volte, ad esempio, una bugia usata in modo intelligente e a fin di bene può portare beneficio mentre in quello stesso contesto la verità potrebbe risultare più dannosa che benefica. Sta a noi ponderare e agire in modo intelligente, sempre sulla base del precetto fondamentale: non ferire.

Adotta ciò che è salutare

Se volessimo incrementare ulteriormente la qualità del nostro agire, oltre all’abbandonare, dovremmo anche addestrarci all’adottare. Ciò implica agire in modo che il nostro comportamento sia salutare per noi stessi, per gli altri e per l’ambiente. La linea guida qui è adottare quegli atteggiamenti che sono all’opposto di quei fattori negativi visti sopra, ossia bisognerebbe coltivare le dieci virtù. Per fare un esempio, evitare di uccidere implica già un’attitudine etica importante, incrementarla significa impegnarsi attivamente a proteggere la vita, in tutti i modi possibili, come ad esempio mediante la medicina, l’intervento in caso di catastrofi, il primo soccorso, il sostenere associazioni che si battono per la salvaguardia dell’ambiente, l’essere vegetariani e così via. Ci sono molte possibilità in questo senso e sta a noi ponderare attentamente e decidere di conseguenza. Lo stesso principio vale per tutti gli altri nove punti considerati sopra. Capiamo così che le “regole di comportamento” proposte dal Buddha non sono un limite alla nostra libertà, ma piuttosto uno stimolo all’agire maturo e responsabile, attitudine che porta a un enorme beneficio globale e individuale.

Agisci per il bene degli altri

Il terzo aspetto dell’etica qui considerata riguarda specificamente l’attitudine che dovrebbe avere un praticante del Mahayana, e si ispira all’ideale della “condotta del Bodhisattva”. Questo è l’ambito della motivazione altruistica incondizionata. L’unica cosa che conta in questo approccio è il beneficiare gli altri, ogni cosa che si compie la si fa unicamente per tale scopo. L’amore e la compassione sono la radice di questa additatine, dove per amore si intende il desiderio incondizionato che gli altri possiedano la felicità, ma anche che coltivino le cause della felicità, e per compassione il desiderio incondizionato che gli altri siano liberi dalla sofferenza ma anche dalle cause della sofferenza. Lo stile di vita del Bodhisattva sarà allora completamente dedicato ad aiutare gli altri ad essere felici e a liberarsi dalla sofferenza, ma anche e soprattutto ispirare gli altri a coltivare le cause per ciò, il che implica, tra l’altro, aiutarli a dare una direzione etica al loro agire, in quanto qui, nel buddhismo, si sostiene che siamo noi, in definitiva, a costruirci il nostro destino, felice o sofferente che sia, proprio mediante il nostro agire. Il benessere è nelle nostre mani ma dobbiamo sapere come renderlo manifesto, e ciò dipende dall’adottare le giuste cause: l’agire salutare, e dall’abbandonare le cause opponenti: l’agire non salutare.

Agire in modo altruistico implica aiutare gli altri in ogni modo possibile a far fronte alle difficoltà di questa vita, quali esse siano, e aiutarli ad ottenere ciò di cui hanno bisogno per poter vivere in modo dignitoso e sereno. Tuttavia, ciò è solo un supporto provvisorio in quando in questa esistenza non ci sono certezze, non è veramente possibile sistemare le condizioni di vita una volta per tutte, i problemi sono sempre dietro l’angolo e per quanto ci diamo da fare non ce ne possiamo sbarazzare definitivamente. Come abbiamo infatti visto parlando delle quattro nobili verità, la sofferenza è la condizione naturale di questa esistenza.  L’intento ultimo del Bodhisattva è allora portare gli altri a quello stato che trascende completamente ogni sofferenza, l’unica vera felicità definitiva, che coincide con quello che viene chiamato “lo stato di Buddha”.

Riassumendo, l’etica di cui stiamo parlando qui si basa sull’amore, la compassione, e l’altruismo, e implica la dedizione totale ed incondizionata ad aiutare gli altri a stare bene ed essere felici in questa vita, così come pure ispirarli ed aiutarli ad ottenere l’illuminazione.

Shantideva ci ricorda la grande aspirazione di tutti i Bodhisattva:
Sino a quando esisterà lo spazio,
e sino a quando vi saranno esseri sensienti,
sino ad allora possa anch’io essere presente
per poter eliminare le sofferenze del mondo

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