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La meditazione è una vera e propria arte con le sue diverse espressioni. Esistono infatti moltissimi approcci e metodi diversi in relazione alla meditazione; tuttavia, possiamo dire che tutti hanno una relazione con la nostra mente, la mente è il punto cruciale della meditazione. La mente è un fenomeno estremamente complesso e affascinante, in fondo tutto ciò che sperimentiamo e viviamo dipende dalla mente, che siano i pensieri, le emozioni, le percezioni sensoriali o gli stati di coscienza particolari sperimentati ad esempio mediante la meditazione, come l’assenza di pensieri o la totale chiarezza.

È ormai riconosciuto e provato che la meditazione apporta molti benefici, anche da un punto di vista ordinario, aiuta infatti a vivere meglio in quanto incrementa diverse qualità psico-fisiche, aiutandoci ad avere un sistema immunitario più forte e delle strategie mentali ed emotive più efficaci ed equilibrate.

Il percorso meditativo, per apportare dei benefici concretamente sperimentabile, richiede comunque costanza e dedizione, difficilmente si avranno velocemente dei risultasti. Il termine tibetano per meditazione è infatti “Gom”, che potremmo tradurre con “famigliarizzare” o “abituarsi”. In questo senso si tratta essenzialmente nel famigliarizzare ancora e ancora con stati mentali salutari, quali essi siano. Abbiamo tutti delle abitudini mentali ed emotive poco salutari ben radicate, che spesso determinano le nostre risposte alle situazioni. Attraverso la meditazione si impara a generare e coltivare ripetutamente stati di coscienza salutari, e questi vanno lentamente a modificare le nostre tendenze abituali negative per lasciar spazio a strategie decisamente più funzionali. La meditazione serve per educare e addestrare la mente, la quale spesso non è neppure sotto il nostro controllo, e se ciò è praticato con regolarità i risultati saranno sperimentabili e anche misurabili, in quanto il cervello stesso, in forza della plasticità celebrale, si modifica. Nel Buddhismo la meditazione è uno dei fattori principali della via verso l’illuminazione, non è tuttavia l’obbiettivo, ciò che interessa non è cambiare il cervello o sperimentare stati di coscienza particolari. La meditazione è piuttosto un potente mezzo di conoscenza in quanto permette di rendere la mente estremamente chiara e focalizzata, aprendo inoltre l’accesso a stati di coscienza più sottili, e ciò può essere utilizzato per arrivare ad una conoscenza decisamente più vasta e profonda di noi stessi e dell’universo. 

Samatha, il calmo dimorare

La prima delle due forme di meditazione classiche è chiamata “samatha – il calmo dimorare”. Il primo passo è imparare a focalizzare la mente su un unico punto e quando si acquisisce la capacità di rimanere concentrati sull’oggetto di meditazione senza nessuna distrazione, ecco che si sperimenta il calmo dimorare. La mente, priva di tensioni, priva di torpore, e priva di pensieri disturbanti, dimora in modo calmo e pacifico senza perdere mai la presenza dell’oggetto di meditazione. L’oggetto di meditazione può essere un supporto esterno, come un’immagine sacra, un fiore o un sasso; un supporto interno, come la respirazione; oppure la mente stessa. Generalmente si consiglia di cominciare con un supporto esterno in quanto è più semplice per chi non ha esperienza di meditazione; focalizzare direttamente sulla mente stessa è più difficile perché è oggetto molto sottile e difficile da controllare. Una volta acquisita una certa dimestichezza con un oggetto esterno sarà più semplice applicarsi con oggetti più sottili.

Si tratta essenzialmente di sedere nella postura appropriata, posizionare davanti a sé un qualsiasi oggetto su cui focalizzare, e mantenere lo sguardo e la concentrazione sull’oggetto senza farsi distrarre da altro, ogni volta che ci si rende conto di essersi distratti si riporta con decisine ma con dolcezza la mente sull’oggetto. Si procede in questo modo fin quado nulla distoglierà più la nostra attenzione dall’oggetto. Si insegna che si attraversano nove livelli dove gradualmente la concentrazione si fa più stabile e chiara. Esisto istruzioni che ci aiutano a capire quali sono gli ostacoli principali che dobbiamo superare e gli antidoti appropriati da applicare. In essenza, i due fattori che impediscono la concentrazione e che dobbiamo imparare a riconoscere ed evitare per arrivare alla vera focalizzazione sono: l’agitazione mentale – l’impeto dei pensieri e il torpore – la mancanza di chiarezza che induce sonnolenza.

Vipassana, la visione profonda

Grazie alla pratica di samatha la mente diviene estremamente chiara e malleabile ed è possibile utilizzare tali qualità per portare la mente a guardare a fondo in sé stessa e alla realtà delle cose, in questo senso si parla di visione profonda, la capacità di contemplare le cose da una prospettiva mai penetrata prima.

Se l’oggetto di vipassana è la realtà fenomenica, il perseverare nella meditazione porterà innanzitutto a comprendere il sorgere interdipendente, per poi arrivare all’intuizione diretta della natura stessa della realtà – la vacuità. Sorgere interdipendente e vacuità sono le due facce della stessa medaglia. L’apparire di un qualsiasi fenomeno è possibile solo grazie alla complessa interdipendenza di molti fattori, che a loro volta dipendono da cause e condizioni, tutto non è altro che relazione interdipendente, e ciò è possibile solo in forza della vacuità; è solo in quanto la realtà è completamente vuota che tutto può manifestarsi liberamente e senza impedimenti. Ciò sarà reso direttamente evidente alla nostra esperienza grazia alla forza della meditazione vipassana, la visione profonda.

L’oggetto di vipassana può anche essere la nostra stessa coscienza, la quale potrà qui essere contemplata dall’interno e senza filtri, e in questo caso la meditazione porterà a riconoscere la natura della mente – vuota luminosità oltre il sorgere – cessare – permanere; si arriverà con la pratica a dimorare in uno stato di aperta e vivida presenza priva di riferimenti, in cui il senso dell’io lascia spazio a un modo di essere molto più vasto e non-duale.  

Il famoso Mahasiddha Tilopa ci dice:

Se coloro dall’intelletto limitato non sono in grado di abitare la verità,
dovrebbero lavorare col loro respiro e nutrire la consapevolezza.
mediante i vari metodi del fissare e dell’esplorare la mente
dovrebbero perseverare fin quando saranno in grado di rimanere nella consapevolezza.

Per esempio, se si guarda attentamente nella profondità dello spazio,
la percezione di esterno e centro cessa.
Allo stesso modo, se si guarda attentamente alla mente con la mente,
la percezione dei pensieri cessa e si rimane indipendenti dai pensieri.
Allora si vedrà la mente risvegliata insuperabile così come è.

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